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Ieri sera (21.12) si è svolta la terza cena di classe delle elementari, roba per palati fini…
Abbiamo iniziato con un imprevisto, perché quando alle cose ci tieni tanto qualcosa che va storto ti riporta alla giusta dimensione (e considerata la mia tendenza a pianificare tutto queste cose mi sono utili!)
Quindi siamo arrivati al Ristorante (avevamo pianificato il menù e tutto) ed abbiamo scoperto che Roberto, il proprietario, aveva sbagliato giorno… ed era pieno…
Cambio in corsa, per fortuna siamo tutti compagni delle elementari automuniti e si parte!
La Maestra Sandra ha con se una busta piena di non sappiamo cosa… lo avremmo scoperto più tardi…
Nelle intenzioni di Dario e mie c’era l’idea di proporre ai nostri compagni di fare una “recita” così come facevamo sotto Natale quando eravamo piccoli ma a me, che avrei dovuta scriverla, non è venuta l’ispirazione…
Insomma mangiamo velocemente e poi si aprono gli scrigni dei ricordi: foto delle gite, ricordi di chi non c’è più, qualche telefonata a qualche assente, lavoretti e poi sale in cattedra Lei: La Maestra, la NOSTRA MAESTRA!
In quella busta apparentemente anonima c’era il compito in classe!!!!
Un foglio ciascuno, una matita ciascuno, colori in un grande contenitore, un libro per prendere spunto e poi la consegna: FATE LE CORNICETTE… Risate generali… panico mio personale che disegno come un bambino di 2 anni (ed infatti rigetto la consegna e le scrivo due righe :-P)
Ma non è finita… c’è anche l’interrogazione: due poesie (“La notte Santa” di Guido Gozzano e “Le Ciaramelle” di Giovanni Pascoli)… fortuna che basta leggerne una quartina ciascuno!
Poi però per il principio del “bastone e della carota” dopo l’interrogazione ed i compiti la Maestra ci ha fatto la crostata, e visto che siamo bambini grandi ci ha fatto la crostata con marmellata di peperoncino che vi assicuro essere una delizia.
Questa la cronaca della serata, mi piace invece ribadire ancora una volta come ci sia un filo invisibile ma resistentissimo che ci lega, siamo uomini e donne, ad un passo dagli “anta”, con qualcuno non ci vedevamo da poco meno di trentanni ma quegli anni, con quella maestra, in quella scuola hanno lasciato dentro di noi qualcosa che non è solo ricordo, non è solo voglia di tornare “bambini” è la consapevolezza, adulta aggiungerei, di quanto siamo stati fortunati. Ognuno ha preso la sua strada, ha fatto le sue esperienze ma siamo rimasti “gruppo”, eravamo uniti allora (con poco merito nostro forse) e lo siamo ora (ancora con poco merito direi). Siamo rimasti gruppo perché non c’è mai stata competizione malsana ma le peculiarità di ciascuno erano a disposizione di tutti e lo sono ancora…
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